Il patrimonio fluviale di Brancaleone:
obbiettivo di rilancio, valorizzazione e narrazione di un territorio che comprende la “vallata degli Armeni”. Attraverso questa descrizione, vorrei dare slancio a politiche di conservazione e tutela, nella consapevolezza che questi cinque corsi d’acqua che caratterizzano il territorio di Brancaleone, possano fungere da volano per una nuova consapevolezza proiettata verso nuove concezioni turistiche e di destinazioni esperienziali, di cui il territorio ne è altrettanto ricco. Proverò a farlo, conducendovi dalle sorgenti sino al mare, in un viaggio descrittivo e minuzioso che sfiora quelle emozioni spesso latenti, ma che nel contempo ci consentono di guardare la natura con occhi diversi e forse più attenti.
Sin da piccolo mi soffermavo spesso ad osservare questi corsi d’acqua che spesso mi incuriosivano per la loro straordinaria ricchezza di flora e fauna. Da grande poi, ho cominciato ad esplorarle condividendone spesso e volentieri le bellezze che spesso non vengono osservate, e dunque le mie consuete ricognizioni, hanno affrontato uno dei temi a me più cari; “il patrimonio fluviale dei nostri territori”, il Turismo lento ed esperienziale. Non sono un geologo ma con il tempo mi sono fatto guidare da persone che mi hanno insegnato a non sottovalutare questi straordinari aspetti del territorio e via via con il tempo e gli anni, ho imparato ad amare ogni cosa apparentemente insignificante.
Mi sono affacciato a questa descrizione dopo circa un anno di gestazione, volevo dare importanza alla natura di questa vallata a volte calandomi nei meandri idrografici del territorio e capire meglio da cosa derivano nomi e toponimi ancora in uso nella nostra era moderna.
Ciò che mi colpisce è sicuramente la toponomastica, arcaica, spesso indecifrabile e di dubbia origine, ma anche l’importanza geopolitica di questo piccolo universo fatto di confini marcatamente segnati grazie alla presenza di questi corsi d’acqua tanto effimeri quanto strategicamente importanti in tempi antichi. Ne ho tracciato un quadro riguardante il territorio conosciuto ormai nel panorama turistico ed esperienziale “Valle degli Armeni” una denominazione che si avvale della ricerca storica ed archeologica su questo lembo di territorio della provincia Metropolitana di Reggio Calabria e che da qualche anno si è affacciato al sul panorama turistico, mediante una nuova narrazione del territorio, che affronta il tema essenziale dei lasciti culturali e archeologici di popoli a noi sconosciuti, ma che hanno determinato molti lasciti culturali.
La Vallata degli Armeni
Interessa i territori di: Brancaleone, Staiti, Bruzzano Zeffirio e Ferruzzano, racchiusi dall’istmo di Capo Bruzzano a Nord e dal promontorio di Capo Spartivento a Sud. Qui, numerose tracce della presenza armena, ci rivelano uno spaccato storico davvero incredibile. Ricco di testimonianze archeologiche, toponomastiche, culto di Santi ed usanze, che affondano le proprie origini sin dall’ VIII sec d.C. quando in questo territorio giunsero e si stanziarono popolazioni provenienti dal “Grande impero Armeno” che comprendeva, l’Anatolia, la Cappadocia, la Cilicia (oggi territorio turco). Lasciti davvero importanti, che sono suffragati da documenti storici che confermano e correlano tutte le ricerche condotte da Sebastiano Stranges che dagli anni ’80 ha approfondito tali culture, arrivando poi a rivelarci, l’essenza perduta di un grande popolo giunto in Calabria.
Ho sezionato per puro gusto e senza la pretesa di scendere in particolari tecnici (degni di altre competenze scientifiche), ogni meandro più recondito di queste valli, di queste montagne, di quelle colline apparentemente anonime e aride.
Ciò che è emerso, è un quadro che va al di la dei tecnicismi scientifici, ma nel contempo rappresentano un buon motivo per apprezzare maggiormente il territorio di Brancaleone nella sua espressione più selvaggia e naturale, fosse anche per il gusto di stimolare le coscienze ad una maggior consapevolezza delle preziose risorse di questo territorio, spesso poco conosciuto. Mi sono addentrato spesso e volentieri all’interno di queste fiumare, ed ove non mi è stato possibile arrivare a piedi, servendomi per altri versi dei moderni sistemi satellitari per rilevare le origini di questi corsi d’acqua, seguendoli e documentandomi personalmente e a volte anche servendomi di testimonianze di chi il territorio interno lo vive quotidianamente.
Persone che per mestiere o per lavoro spesso hanno avuto il coraggio di sfidare leggi di gravità, la natura aspra e selvaggia e soprattutto se stessi. Per questo in premessa voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato con me alla stesura di questa descrizione fornendomi dati e notizie importanti per la stesura di questo articolo.
Il Comprensorio di Brancaleone
Lungo la fascia ionica reggina a circa 60 km da Reggio Calabria e 100 km da Catanzaro sorge Brancaleone, una cittadina che conta poco più di 3.500 abitanti. La cittadina si estende su circa 7,5 km lineari di costa e con le sue frazioni e le sue contrade è delimitata da due fiumare. Le racconterò partendo da Nord ovvero dalla “fiumara Bruzzano”, terminando a sud sulla Fiumara “Aranghìa” (o Spartivento) che costituiscono il “confine” geografico del comune di Brancaleone, in una sorta di viaggio ai confini della conoscenza e perchè no, un viaggio nell’anima più profonda di questi corsi d’acqua che hanno origini davvero singolari. Scopriamoli insieme…
La Fiumara Torno:
Conosciuta anche con il nome di fiumara di Bruzzano ha origini alle falde del monte Scapparrone (1.058mt slm) viene alimentata da piccoli affluenti che provengono dai monti vicini: Pietra Calcina (1200 mt s.l.m.) e Portella Ficara (1.000mt). Lungo il suo primo e sinuoso tratto e fino all’abitato di Motticella frazione di Bruzzano Zeffirio (un piccolo borgo alle falde del monte Scapparrone) prende il nome di “Torrente Bampalona”.
La fiumara poi scende verso valle alimentato da altri due piccoli torrenti, il più importante è sicuramente il torrente Stùppia che proviene dalle gole del monte Giambatore (600mt) proprio alle spalle del piccolo borgo di Staiti, mentre il Torrente Marasà poco più in basso proviene dalla collina arenitica di Ferruzzano e attraversa l’antico borgo di Bruzzano Vetere. Con i suoi 12km di lunghezza la fiumara si apre più a valle dell’abitato di Bruzzano Zeffirio accarezzando le splendide pianure alluvionali dove oggi sorgono bellissimi e produttivi giardini di Bergamotto. Questa fiumara, come precedentemente detto, costituisce il limite dei confini territoriali tra i comuni di Brancaleone e di Bruzzano Zeffirio.
Il torrente Fiumarella:
Con i suoi 6 km di lunghezza, essa si origina alle falde del Monte Giambatore, proprio ai piedi del borgo di Staiti. S’incunea dapprima in strette gole rocciose, attraversa la località chiamata Badìa dove sorge l’antichissima Abbazia di Santa Maria di Tridetti (Monumento Nazionale Bizantino dell’ XI sec. scoperta dal grande archeologo Paolo Orsi nel 1927), e continua a ridiscendere dolcemente fino ad attraversare la cittadina di Brancaleone.
Anch’essa durante la sua corsa viene alimentata da vari torrenti fra cui, il Vallone Monaca alle spalle dell’antico borgo di Brancaleone, ed altri vari valloni che danno vigore alla sua portata che attraversano l’abitato di Brancaleone e le sue frazioni, gettandosi in mare dopo aver attraversato le pianure alluvionali di Brancaleone della località Lacchi e Pantano Piccolo (toponimo che rievoca la natura palustre della zona già in antichità).
Il Torrente Ziglia o Altalìa:
Si origina a circa 9 km nell’entroterra di Brancaleone e precisamente in località Campolico (300 mt s.l.m. un altopiano alle spalle del paese vecchio di Brancaleone). In realtà come tutti gli altri torrenti viene alimentata da tanti piccoli torrentelli che durante i periodi piovosi apportano grandi quantità di acqua dalle colline circostanti. Durante la sua discesa, dopo essersi nutrita dei suoi affluenti s’inforra dentro strette gole rocciose creando a metà del suo percorso tre bellissimi salti (rispettivamente 10, 18 e 28 metri). Da quest’ultimo salto di 28 metri il torrente Zìglia attraversa un antico mulino posto proprio sulle sue sue sponde e l’antico e misterioso maniero di Capistrello che sorge su un poggio piramidale a circa 260 mt di quota, sul fianco del monte Fucine (su cui ancora insiste la piccola ed ormai spopolata frazione di Pressocito). Da questo punto e precisamente da località detta “Fìschia o Frischìa” prendere il nome di Altalìa (proprio come l’omonima località) per poi gettarsi in mare in pieno centro a Brancaleone.
La Fiumara Caldara:
Proseguendo verso sud troviamo un’altra fiumara, quasi per la maggior parte dell’anno in secca, forse la più secca di queste ultime! La sua origine infatti ci può chiarire il perchè di questa caratteristica naturale. Essa in realtà ha un percorso molto breve, si origina infatti dalle aride colline dell’omonima località, il territorio ha una composizione molto argillosa, e dunque molto arida e desolata, questi colli sferzati da vento e bruciati dal sole d’estate non superano mai i 100 mt.
Da qui profondi conoidi evidenziati in lontananza dalla presenza di vegetazione di macchia mediterranea, alimentano questo corso d’acqua che ha una lunghezza complessiva di circa 4 km, il suo percorso è alquanto lineare prima di tuffarsi in mare aperto. Interessante è scoprire che sul suo letto, per lo più in secca tutto l’anno è ricco di esemplari di Lentisco, Agno Casto, Tamerici e tantissimi e coloratissimi Oleandri, che qui crescono spontanei e rigogliosi, colorando quest’ultimo tratto di campagna arida e secca che somiglia spesso alle aride colline della California.
La Fiumara Aranghìa:
Conosciuta anche con il nome di Fiumara Spartivento (per via della località dove essa sfocia) è lunga poco più di 13 km. Si origina alle falde del Monte Punta di Gallo alto circa 900 mt vicino al vecchio paese di Pietrapennata (frazione di Palizzi). Il suo primo tratto viene alimentato da altri torrenti più o meno importanti fra cui un torrente che sulla mappa satellitare appare più grande degli altri ma dalla denominazione dubbia, tale torrente proviene da Falcò (località nel territorio di Staiti. Durante la sua corsa l’Aranghìa si alimenta da altrettanti torrentelli che nei mesi invernali apportano grandi quantitativi di acqua che si insinua nel suo ultimo tratto (a quasi 3 km dalla costa) dentro gole profonde e rocciose e zigzagando si apre poi in una immensa distesa pietrosa fino ad arrivare alla sua foce nei pressi del promontorio Heracleum sul quale sorge il meraviglioso Faro di Capo Spartivento da secoli protagonista di numerose vicende, legende e misteri che ancora aleggiano su questo luogo. L’Aranghìa in realtà segna anche il confine tra i territorio di Brancaleone e Palizzi ed il suo nome rievoca infatti, un famoso vino D.O.P. di Palizzi molto rinomato, che proviene proprio da vigneti affacciati sulle sponde di questa fiumara, la cui natura è comunque assoggettata alle stagioni e alla piovosità del luogo.
Conclusioni, visioni, introspezioni;
Questo insieme di corsi d’acqua rappresentano a mio avviso, un grande patrimonio naturalistico che rendono questo fazzoletto di terra vivo e ricco di biodiversità, con flora e fauna tipica.
Sono torrenti stagionali dalle mille ricchezze ed il loro equilibrio così delicato è segnato dalla complessa orografia del territorio che ne determina spesso i contorni ed i colori, ma che spesso a causa dell’uomo che ha osato invadere le ricche e fertili pianure alluvionali a valle, hanno determinato seri pericoli per la popolazione, ad esempio come non ricordare l’ultimo episodio alluvionale accaduto l’1 Novembre del 2015 quando la SS106 è stata letteralmente spazzata via a causa dell’esondazione della fiumara Bruzzano. Anticamente questi torrenti erano sicuramente di portata consistente, prova ne sia la presenza di numerose briglie lungo il loro letto e numerosi mulini presenti lungo le loro sponde, soprattutto nelle zone interne dei territori, che hanno garantito un importante approvvigionamento idrico per l’agricoltura, molto fiorente in epoche antiche.
Oggi invece osserviamo queste terre ricche di nuovi impianti di coltivazione del famoso Bergamotto che anche qui nel comprensorio Brancaleonese ha trovato terreno fertile e ideale per la sua affermazione, con la nascita di molte aziende agricole che oggi producono ed estraggono il prezioso olio essenziale importato e in tutto il mondo, e conosciuto per le sue proprietà organolettiche e terapeutiche.
Un universo naturale quello delle fiumare, che sicuramente deve portarci ad una riflessione costruttiva, partendo dalla conoscenza dei luoghi e dei toponimi che ancora oggi rappresentano un identità forte, fatta di idiomi e derivazioni di lingua greca che rappresentano un bagaglio storico-culturale su cui approfondire la storiografia del territorio.
Oltre gli aspetti naturalistici e geologici che contraddistinguono questi piccoli scrigni preziosi, c’è anche da considerare gli aspetti turistici che potrebbero derivare dalla fruizione di questi corsi d’acqua effimeri che si scoprono essere ottime attrattive per il turismo lento ed esperienziale.
Da qualche anno ormai, il turismo ha avuto un interesse sempre più crescente nell’ambito naturalistico ed esperienziale, che non è altro che la rappresentazione “palese” del cambio di rotta necessario a far conoscere la vera essenza dei territori Italiani, non più intesi come destinazioni preconfezionate ma inseguendo gli obbiettivi del “rilancio delle identità” con approcci più empatici e diretti con la persona, tuttavia attratta dall’approccio sensoriale dei luoghi e dalla necessità di riscoprire le identità partendo dall’abbattimento dei “luoghi comuni”.
Quindi, perchè non partire proprio dalle fiumare, per rilanciare un nuovo tipo di turismo in questo lembo di terra tra i più selvaggi della Calabria…?!
Carmine Verduci