Tra le bellezze che il territorio possiede, sicuramente il patrimonio legato alla biodiversità territoriale merita di essere approfondito. Abbiamo scelto di condurvi in un itinerario che rappresenta la riscoperta del patrimonio naturalistico del territorio, che sul comprensorio di Brancaleone offre la possibilità di condurre esperienze ed itinerari interessanti, attraverso le peculiarità e rarità che può offrire la flora autoctona.
Ogni stagione dell’anno è caratterizzata da fioriture endemiche particolari, in un paesaggio unico che spazia dalle campagne, alle nostre coste, meta preferita dal turismo balneare estivo. In ordine, non per importanza, abbiamo elencato alcune delle oltre 100 specie di varietà floreali che insistono sul nostro territorio, senza citare anche le moltissime varietà di erbe e piante officinali che caratterizzano il territorio.
Narcissus Tazetta (Pasta e ciciri)
l Narciso era già noto agli antichi Egizi, ai Greci e ai Latini. Il nome Narciso, dal latino “narcissus” e dal dal Greco NARKAO “ναρκόω”, che significa: “stordire, intorpidire, fare addormentare,” da cui deriva anche la parola italiana “narcotico”, in riferimento al fatto che il suo forte profumo è capace di stordire. Nell’ antica Grecia il Narciso era noto perchè si credeva che avesse proprietà tranquillanti, anestetiche e antidolorifiche mentre gli antichi egizi decoravano i defunti. Normalmente il Narcissus Tazetta alle nostre latitudini fiorisce da Dicembre fino a Febbraio, alcune volte anche anticipando le sue fioriture a Novembre.
Ampelodesmos Mauritania (Tagliamani)
Il tagliamani, detto anche detta o saracchio, è una specie a distribuzione strettamente mediterranea con baricentro sud-occidentale, presente in Liguria, in Romagna e in tutte le regioni dell’Italia centrale, meridionale e insulare. Cresce su pendii argillosi, di solito non lontano dalle coste, più raramente anche all’interno, dal livello del mare a 1200 m circa. Il nome generico deriva dal greco ‘ampelos’ (vite) e ‘desmos’ (vincolo, legaccio) in quanto i fusti tenaci venivano usati per legare le piante di vite ai supporti; il nome specifico si riferisce alla regione della Mauritania, ove la specie è presente. Forma biologica: emicriptofita cespitosa. Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Briza Maxima (orecchini della madonna)
La Briza maxima è parte della famiglia Poaceae ed è di tipo erbaceo. L’altezza della pianta non supera i 50cm, in genere è in media di 40 cm o più piccola, mentre la larghezza non è ampia, è compresa tra 50 e 90 cm. .Prima che la pianta raggiunga il suo massimo vigore sono necessari più o meno 1-1,5 anni. Solitamente la pianta viene citata anche con il nome scientifico di Briza major. Le foglie di questa specie sono decidue. La coltivazione può avvenire in: giardino informale, giardino di ghiaia, giardino mediterraneo, vaso o contenitore, giardino architettonico, terrazzo o cortile, giardino roccioso, prato o in pieno campo, giardino fiorito, giardino di campagna, giardino costiero, giardino sub-tropicale. Per la crescita della Briza maxima sono indicati terreni di tipo gessoso, grasso, sabbioso e argilloso. L’ottenimento di ottimi risultati si può avere soltanto rispettando tutte le esigenze della pianta soprattutto riguardo al grado di umidità del terreno. Il substrato può avere un pH: acido, alcalino e neutro.
Artemisia (Assenzio Greco)
La pianta di Artemisia absinthium L. meglio nota come assenzio è molto resistente e cresce su terreni aridi dell’Europa meridionale, dell’Asia occidentale e dell’Africa. La sua origine è antica e nonostante il sapore amaro viene adoperata da secoli per le sue importati virtù terapeutiche. Il nome della pianta deriva dal greco antico e significa “priva di dolcezza”, “amara”, proprio per via del suo particolare gusto. L’assenzio viene citato all’interno di un papiro egizio datato intorno al 1600 a. C. e le sue importanti proprietà erano ben note presso gli antichi Arabi. Alla fine del Cinquecento un famoso botanico e medico di origini tedesche, adoperò quest’erba per placare gli stati di nervosismo e irritabilità.
LE ORCHIDEE SELVATICHE DEL TERRITORIO DI BRANCALEONE;
1- Orchis Italica (Uomo nudo)
Della Famiglia: Orchidacee. E’ possibile trovarla nel Nord Africa, nella penisola iberica fino al Medio Oriente. In Italia è presente nel centro Sud la sua Fioritura avviene tra marzo e maggio L’orchis italica fa parte della famiglia delle Orchidacee ed è spesso chiamata uomo nudo a causa delle fattezze del suo fiore, che, grazie al labello, sembra specificarne addirittura il sesso. Questa orchidea tendenzialmente è selvatica ed possibile trovarla in Nord Africa, nella penisola iberica fino al Medio Oriente. In Italia è presente nel centro Sud, Sicilia inclusa. Non è possibile trovarla nel Nord Italia ed in Sardegna. In particolare è possibile trovarla nelle zone adiacenti al Vesuvio. La pianta può raggiungere un’altezza che varia dai 20 ai 40 centimetri ed il colore del suo fiore può variare da un rosa-bianco ad un rosa-porpora.
2- Spiranthes aestivalis (Barlia Robertiana)
E’ una pianta erbacea con la particolare infiorescenza disposta a spirale. Infatti dal greco sappiamo che ”speira” = spira e ”anthos” = fiore. Il termine specifico (aestivalis) deriva dal latino ed è relativo al periodo di fioritura. La “Barlia Robertiana” è un’orchidea che si caratterizza per la sua fioritura precoce, che in annate particolarmente favorevoli dal punto di vista climatico, può iniziare la fioritura fin dall’inizio del mese di dicembre, soprattutto nel meridione d’Italia, in Calabria e in Sicilia. E’ una pianta perenne piuttosto robusta, alta da 30 a 80 cm, con apparato radicale formato da due rizotuberi ovoidali circondati da piccole radici secondarie. Anticamente la pianta, consacrata al culto di Demetra sorella di Zeus, era considerata magica e si riteneva che potesse favorire gli amori non corrisposti. Il nome del genere è dedicato francese G.B. Barlia (1817-1896) e pure il suo nome specifico ricorda un altro botanico francese G.N. Robert (1776-1857).
3- Ophrys lutea ibridata (Ofride gialla)
Il nome del genere Ophrys ha origine dal greco e significa sopracciglio in riferimento alla pelosità del labello. L’epiteto specifico lutea deriva dal latino luteus, giallo in riferimento al colore predominante del labello. La parola minor, minore è riferita alle dimensioni ridotte del labello. Pianta alta 5-40 cm; caule eretto, spesso flessuoso, di colore verdino; foglie basali ovato-lanceolate, ottuse, le cauline erette, acuminate e guainanti; brattee un po’ più lunghe dell’ovario; infiorescenza lassa, pauciflora, con fiori relativamente piccoli; sepali verde-giallastri, i laterali patenti, il mediano piegato sul ginostemio, petali più piccoli, oblunghi, rivolti in avanti, troncati all’apice e con margini spesso ondulati, labello trilobo, con lobo mediano a sua volta bilobato, lobi mediani appuntiti e distanziati dal mediano, macula bilunulata, plumbea, circondata da un’ampia macchia bruna con ampio bordo giallo, che si estende fino al lobo mediano in una caratteristica V rovesciata, apicolo assente. Il suo periodo di fioritura: tra Febbraio e Maggio
Il Bergamotto (Bacamortu)
Tra i frutti di eccellenza del territorio della Fascia Ionica Reggina, sicuramente il Bergamotto merita una menzione particolare, in quanto ormai viene coltivato nella maggior parte della zona costiera e collinare della provincia. Questa pianta ha la sua prima fioritura alla fine di marzo e si protrae circa fino ad aprile, a seconda della varietà. Oltre all’olio essenziale il bergamotto è anche un frutto commestibile, molto benefico per la nostra salute. Si presta molto a trasformazioni: succhi, candidi, marmellate. Scopriamo quindi come coltivare questa pianta con metodo biologico, da solo o all’interno di un frutteto misto, che sarà così arricchito ulteriormente di biodiversità dall’inserimento di questa specie molto gradevole e profumata.
Roverella (Cerza)
La roverella, detta anche più comunemente quercus pubescens, appartiene alla famiglia delle Fagaceae e si trova molto facilmente nel territorio Italiano, tant’è che è una tra le querce più diffuse sul suolo nazionale e più amate dai neofiti o dalle persone che non si sono mai interessate a questo settore, tanto da essere chiamata semplicemente “quercia”. Il quercus pubescens cresce molto frequentemente e in quasi tutti i territori del Mediterraneo, sarà però difficile incontrare una roverella sopra i 1000 metri di altitudine e nell’entroterra poiché non sopporta bene le quote elevate. Proprio come tante altre specie di querce, anche la roverella gode di un’estrema longevità se si trova in un territorio non a lei ostile, tanto da essere un esempio tipico di albero monumentale. Per farla crescere bisogna interrare i semi della ghianda che produce in un vaso all’aperto, mantenendolo in condizioni umide e assolutamente non asciutte.
Il lentisco (Stinco)
Il nome scientifico è “Pistacia lentiscus”, appartiene alla stessa famiglia botanica del pistacchio. Si trova anche sul territorio nazionale allo stato selvatico ed è presente soprattutto lungo la fascia costiera. E’ un arbusto dal portamento cespuglioso che caratterizza gli ambienti della macchia mediterranea. Facile da coltivare, è attualmente considerata una pianta ornamentale ma sono degne di interesse anche le proprietà benefiche ad essa attribuite. Chiamato anche erroneamente lentischio, è il nome di un arbusto sempreverde che appartiene alla famiglia botanica delle Anacardiaceae, la stessa del pistacchio, ed è originaria del bacino mediterraneo.
Erica Arborea (Radica)
L’Erica Arborea è un arbusto tipico della macchia Mediterranea. Circa il 30% degli arbusti di Erica generano un rizoma, comunemente chiamato ciocco o radica, che si sviluppa tra le radici della pianta, poco sotto la linea del terreno e che in piante di circa 70 anni di vita raggiunge le dimensioni di circa il doppio di un pallone da rugby. In genere questa è la dimensione minima per poter essere raccolto. Non si sa il perché, solo un terzo degli arbusti generano il rizoma, resta il fatto che se il bosco brucia, molto spesso a causa delle attività umane , queste sono le sole piante a sopravvivere all’ incendio. Tuttavia nello sforzo di rigenerare la pianta il rizoma si prosciuga, perde di consistenza e non è più utilizzabile. La radice dell’ Erica Arborea, comunemente chiamata Radica, è sicuramente tra le varie radiche, quella più adatta alla produzione delle pipe poiché è di legno duro e molto resistente al calore.
Pancratium Maritimum L. (Giglio Marino)
Il Giglio marino comune, Pancrazio Marittimo, jacinto de mar (spagnolo) seadaffodil (inglese) Lismaritime (francese). Il nome “Pancratium” deriva dal greco παν (pan, ‘tutto’) e κρατυς (cratys, ‘potente’) per le sue presunte proprietà medicinali e per la capacità di crescita e resistenza della pianta alle condizioni climatiche di caldo estremo, mentre “Maritimum” viene dal latino ’mar’, che identifica il suo habitat marittimo. Pianta erbacea perenne, con grande bulbo ovoide. Le foglie dei gigli di mare sono di un verde tenue, glauco e sono lineari, mentre le infiorescenze producono dai tre ai quindici fiori a tubo, grandi tra i sei e gli otto centimetri, ermafroditi, di un bianco candido che presentano sei tepali striati di verde. Fiorisce da luglio a settembre lungo le coste marine e sulle dune sabbiose che si arroventano con il calore del sole. Lo si ritrova in tutte le regioni italiane bagnate dal mare. Il suo profumo ricorda un po’ quello del giacinto,come dimostra il suo nome spagnolo, ossia “jacinto de mar”. I semi leggeri del giglio di mare sono neri e sono avvolti da una membrana spugnosa (pericarpo), sempre di colore nero, che ne permette proprio il galleggiamento e la diffusione anche attraverso le correnti marine.
Ricerca condotta dai Volontari del Servizio Civile Universale
Leonardo Condemi e Noemi Macrì (Ricerca, fonti e foto) – Progetto “Torri Costiere e Montane, le sentinelle dimenticate della Calabria”.
Si ringraziano gli autori delle immagini che hanno collaborato alla ricerca!