GIOVANNI CARTERI, nato nel 1952 a Brancaleone antica, si è spento nella sua casa di Bovalino l’11 agosto 2015. Ha pubblicato per Rubbettino un trittico pavesiano sul soggiorno dello scrittore delle Langhe in Calabria. Con lo stesso editore ha pubblicato tre volumetti su Corrado Alvaro e sul fondo cristiano della sua spiritualità. Di lui hanno scritto intellettuali e critici letterari nazionali e studiosi del Sud e della letteratura meridionale: Lorenzo Mondo a Elio Gioanola, Gaudenzio Nazario e Daniela Bisagno, Mario Dondero e Carlo Carena, Anco Marzio Mutterle e Padre Stefano Fiores. Era legato, tra gli altri, a Pasquino Crupi e Sharo Gambino, mons. Gian Carlo Bregantini e Pippo Callipo, Anna Masoero e don Massimo Alvaro, Enzo Stranieri e Gianni Lucà.
La sua ultima fatica, uscita poco prima della sua scomparsa, è stata recensita sull’ “Avvenire” da Marco Roncalli. Per Iride (gruppo Rubbettino) ha curato e introdotto il diario della madre Peppina Sideri, Sotto un altro cielo (con intr. di Vito Teti). Nel 2011 per Città del Sole ha pubblicato “Come nasce uno scrittore”, su Mario La Cava. Originali e innovativi anche le pagine dedicate a Franco Costabile, Franco Costabile, Lorenzo Calogero, Fortunato Seminara, Saverio Strati, Rocco Scotellaro e indimenticabili racconti su Polsi, l’Aspromonte, Brancaleone, i paesi della Locride, suoi luoghi dell’anima. Ha Collaborato al mensile Studi Cattolici, al bimestrale “Humanitas” e al settimanale “Il nostro tempo”. Presente, con articoli letterari e culturali, in molti giornali e fogli calabresi e italiani.
Il giorno dopo la sua morte, l’antropologo calabrese Vito Teti sulle colonne del Quotidiano della Calabria lo ha ricordato così: “Con la scomparsa di Giovanni Carteri il Sud, la Calabria e la Locride, noi tutti perdiamo uno dei più originali e appassionati esponenti di un’intellettualità raffinata e illuminata, capace di interpretare, col silenzio e con la scrittura, con il cammino e con la ricerca, l’anima profonda dei luoghi, restituendo loro nuovo senso e nuova domesticità. Ci sarà bisogno di tempo e di spazio per ripensare l’opera feconda e intensa di Carteri, che ha scritto decine di libri, centinaia di saggi e di articoli, adesso, a caldo e con dolore, bisogna ricordare come dopo di lui, grazie a una scrittura piena di pathos e di poesia, lucida e partecipata, lontana dalle freddezze accademiche, la figura e le opere di Pavese e quella di tanti grandi autori meridionali e calabresi siano entrati in una nuova trama letteraria e in una geografia identitaria. L’esperienza di Pavese, come quella degli altri autori (Costabile, Scotellaro, Calogero, Seminara, Crupi e, soprattutto, La Cava ed Alvaro) appare inedita in quanto vista dall’interno, come soltanto una persona del luogo, che addirittura ha conosciuto personaggi filtrati nell’opera, poteva fare”.
Gianni Carteri fu collaboratore del mensile “Studi Cattolici”, diretto da Cesare Cavalleri, e del settimanale cattolico “Il nostro tempo”. Numerosi sono i saggi che ha lasciato e tra questi “Corrado Alvaro e la Madonna di Polsi”, “Tra religiosità, mito e storia”, “Il Dio nascosto. Viaggio nel cristianesimo di Corrado Alvaro” e “La lunga notte di Corrado Alvaro”, testo che nel 2006 gli valse il Premio Anthurium d’argento – Sezione letteraria. “Punto costante di resistenza morale, di speranza feconda, in una terra sempre più spaesata, smarrita, con una storia sbagliata e dove, spesso, l’ingratitudine umana è superiore alla misericordia di Dio”, scrisse di Corrado Alvaro.
Nel 1994 ricevette il Premio “Cesare Pavese” per la critica letteraria, e il Premio “Amantea” per la saggistica. “Memorie al confino. Pavese, Brancaleone e altri miti” (Città del sole edizioni) e “I Gerani di Concia. Cesare Pavese e la Calabria: tra poesia e mito” (Dati Editore), scritto a quattro mani con Guadenzio Nazario, sono due delle opere che Gianni Carteri dedicò a Pavese, per il quale la sua amata terra natia fu terra di confino, prima ostile e respingente poi culla e scrigno di ispirazione.
Tra il 2017 ed il 2019 grazie all’accademia dei vagabondi, capitanata dal grande Prof. Domenico Minuto in collaborazione con la Pro Loco di Brancaleone sono stati organizzate delle giornate commemorative a cui hanno partecipato numerose personalità del mondo accademico e letterario, e imprenditoriale Calabrese, Istituendo così un Memorial, che ha suscitato grande clamore mediatico e importanza culturale sul territorio.
Nell’anno 2019 la Pro Loco di Brancaleone, per tributare la memoria di Gianni Carteri, ritenuto uno dei fari della cultura di Brancaleone, ha voluto dedicare simbolicamente il viale principale del Borgo di Brancaleone Vetus, alla sua memoria, apponendo una piccola targa con il nome “Via Gianni Carteri” e una targa del palazzo della casa natale dello scrittore e filantropo Brancaleonese “Palazzo Sidari-Musitano”, alla presenza dei Figli Francesco, Laura, la moglie Maria Gelonesi
Gianni Carteri, è stato tra i pionieri e fautori dell’interesse sulla figura del famoso scrittore Cesare Pavese che trascorse otto mesi di esilio nel nostro paese, regalandoci uno spaccato di vita della Brancaleone degli anni ’30 che oggi costituisce uno di più interessanti e gettonati “Itinerari letterari Pavesiani” che ogni anno attirano numerosi studenti, ricercatori e turisti del territorio Italiano.
Di Carmine Verduci